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Gli Urban Strangers a Radio Stonata: “Detachment è la nostra presa di coscienza della realtà”.

today12 Novembre 2016 3

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Abbiamo intervistato Gennaro Raia e Alessio Iodice, in arte Urban Strangers, per scoprire quello che c’è dietro al processo creativo del loro primo album post X Factor. “In questo album abbiamo cercato di unire tutte le influenze che abbiamo acquisito dal primo EP a oggi sotto molteplici aspetti. Da un punto di vista musicale ci siamo avvalsi delle collaborazione di Raffaele – Rufus – Ferrante che ha permesso si creasse un differente sound, e grazie anche alla libertà creativa che ci è stata lasciata da Sony Music e da Casa Lavica, abbiamo potuto mostrare a pieno le nostre idee musicali e la nostra tendenza a sperimentare”.

Ecco quello che ci hanno raccontato.

Partiamo dal titolo del disco, DETACHMENT. Quello del distacco è un po’ il tema che fa da filo conduttore all’intero progetto. Lo ritroviamo sviluppato all’interno dei vari brani con sfumature diverse. Come è nato il concept del disco e che cosa rappresenta per voi il distacco?

Diciamo che questo concept è nato durante la produzione del disco, non avevamo un’idea precisa di cosa parlare o di quale dovesse essere il tema principale. Scrivendo quello che provavamo in quel momento e pensando a tutte le cose che sono successe dall’uscita da X Factor ad adesso abbiamo messo giù queste idee e ci siamo resi conto che effettivamente c’era un concept. Questo distacco è inteso come presa di coscienza della realtà, ci siamo un attimo distaccati da tutto. Era tutto nuovo e tutto diverso: ci siamo fermati e abbiamo pensato bene a cosa eravamo diventati e cosa stavamo facendo.

Il disco è stato anticipato dal singolo BONES di cui qualche settimana fa è uscito il video. Un video di forte impatto che vi vede suonare sott’acqua; qual è il legame tra il testo del pezzo e la scelta di un video di questo tipo. E soprattutto com’è stato girarlo? Immagino dietro ci sia stata tutta una preparazione tecnica non facilissima…

È stato abbastanza difficile, ma il risultato rispecchia bene l’idea di sospensione che volevamo dare. Quando siamo arrivati sul set e abbiamo visto che tutto era montato sott’acqua ci siamo gasati un sacco e abbiamo cercato di concentrarci il più possibile. Alla fine ne siamo soddisfatti.

Il vostro sodalizio artistico è nato ormai diversi anni fa. Nonostante il tema ricorrente del disco sia il distacco, all’interno dell’album troviamo un pezzo che invece fa da ponte e da collegamento col passato: Warrior. Il pezzo risale al vostro periodo pre-talent, come mai la scelta di inserirlo all’interno di DETACHMENT?

Eravamo legati a questo pezzo da un sacco di tempo. Pensa, lo abbiamo scritto quando avevamo 10 anni, è uno dei nostri primi pezzi. Rispecchiava bene le sensazioni che proviamo da sempre quando saliamo su di un palco. Ci sembrava giusto mettere nell’album qualcosa che riguardasse anche quel periodo, per rimarcare il fatto che proviamo le stesse cose nonostante siano passati degli anni.

Se dal punto di vista stilistico e musicale condividete le stesse ispirazioni e gli stessi punti di riferimento (tra questi cito James Blake), immagino che magari sul fronte della scrittura – essendo due persone diverse – ci siano delle difficoltà nel dover esprimere qualcosa che per l’uno viene inevitabilmente recepita in maniera diversa rispetto all’altro. Come trovate il giusto equilibrio da questo punto di vista?

In realtà noi non cerchiamo forzatamente questo equilibrio. Quando scriviamo cerchiamo di essere naturali e onesti con noi stessi, individualmente. Poi riusciamo a trovare un punto di incontro perché ci troviamo d’accordo su diversi pensieri ed è una fortuna. La coerenza nasce proprio dal fatto che ci troviamo bene a lavorare insieme, ma è comunque tutto molto naturale.

Come mai la scelta di collocare il pezzo che si intitola INTRO in coda alla tracklist?

Non è una scelta, non ha un senso vero e proprio in realtà. Non sapevamo come intitolarlo e lo abbiamo messo alla fine, tutto qui (ride, ndr).

Il vostro rappoto con i fan è molto particolare, li avete definiti voi stessi in modo ironico “dei pazzi”. Immagino che usciti dal talent abbiate dovuto confrontarvi con una realtà che vi ha travolto, so poi che non siete molto dei tipi da social per cui conciliare questi due aspetti non dev’essere stato facile. Come avete affrontato la cosa?

È stato abbastanza pesante soprattutto cominciare ad avvertire una certa responsabilità verso le persone, abbiamo cercato di prenderla nel modo più tranquillo e di comportarci nel modo più naturale possibile. Con i fan si è creato questo legame strano, che non sappiamo ancora definire. Però il nostro atteggiamento verso di loro è quello che abbiamo verso qualsiasi altro tipo di persona, li rispettiamo e li ringraziamo sempre per quello che ci danno.

State lavorando alla trasposizione in live del disco. Avete già definito l’identità e la struttura dell’insieme? Potete spoilerarci qualcosa a riguardo…

Nessuno spoiler per il momento. Stiamo lavorando in studio e stiamo cominciando a fare le prime prove, a costruire il tutto.

E a noi, per il momento, non resta che attendere le date del tour

 

Podcast dal min 29:

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Scritto da: Andrea

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