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Ghemon: “Nessuno è una cosa sola”, tra cambiamento, autenticità e libertà creativa

today26 Giugno 2025 37 8

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GlitterBeam Italia ha avuto il piacere di incontrare nuovamente Ghemon, questa volta dal vivo a Conversano, prima di uno dei tanti appuntamenti dedicati al suo nuovo libro, “Nessuno è una cosa sola”. Questo è il suo secondo lavoro letterario, dopo “Io sono” del 2018, e in questa intervista esclusiva, realizzata da Angelo, Ghemon ci ha svelato le motivazioni e le riflessioni che lo hanno portato a bissare l’esperienza editoriale.

Sette vite in sette anni: la necessità del cambiamento

“La necessità di bissare perché in questi sette anni mi sono successe altre sette vite,” racconta Ghemon, sottolineando come il nuovo libro sia il frutto di intense esperienze vissute. Se il primo era il coronamento di un percorso più legato alla gavetta, questo secondo volume emerge da un periodo di grandi trasformazioni, inclusa la sua incursione nel mondo della comicità. “Ho iniziato a fare uno spettacolo comico, quindi esibirmi anche come comico, che era un mio sogno di cui anche nell’altro libro parlavo.”

Il fulcro di “Nessuno è una cosa sola” è proprio l’idea di cambiamento e trasformazione in età adulta. Ghemon ha voluto condividere “spunti, idee, riflessioni, consigli, dubbi con le persone che si trovano di fronte a un punto interrogativo, perché non sanno se andare a destra o a sinistra.” Il libro, infatti, non è una biografia, ma una serie di aneddoti e riflessioni che possono risuonare con chiunque stia affrontando delle scelte, non solo in ambito artistico. Un elemento distintivo è la forte componente illustrata, con una ricca selezione di fotografie.

Le sfide della narrazione visiva: migliaia di foto e maledizioni grafiche

La scelta delle immagini non è stata affatto semplice. Ghemon ha rivelato: “È stato un casino, infatti, scegliere le foto. Ne avevamo tantissime, alcune abbiamo dovuto sacrificarle.” La decisione è stata quella di focalizzarsi su foto che lo ritraessero esclusivamente, evitando quelle con altri personaggi noti per non essere “scambiato per quelli che fanno le foto con i VIP all’aeroporto”. La trasformazione, secondo l’artista, va raccontata anche visivamente, e il recupero delle immagini dagli hard disk del passato ha richiesto “tanto tempo” e ha “abbastanza maledetto” il grafico per via delle migliaia di foto da selezionare.

Coerenza nel cambiamento: una libertà guadagnata

In un’epoca che tende a incasellare e etichettare, Ghemon non teme di essere percepito come incoerente, anzi. “La coerenza di solito è abbastanza il mio forte, pure se cambio,” afferma. Le persone che lo seguono, a un certo punto, “si sono un po’ rassegnate all’idea che la mia unica costante è proprio il cambiamento”. Questa accettazione del suo pubblico gli ha garantito una preziosa libertà artistica: “Io non mi devo per forza ripetere… se ne faccio una nuova, sanno che di solito con coerenza ho affrontato un percorso per cui ho scelto di fare una determinata cosa perché ci credevo veramente.” Questa libertà, pur non portando sempre a convenienze immediate (come il passaggio dal cantare al fare il comico ripartendo “dalle seratine con 20 persone”), è alimentata da un “grande desiderio”.

Autenticità nel mercato musicale: la battaglia (e la vittoria) degli ascoltatori

Parlando dell’esperienza del secondo Sanremo e dei brani bocciati dalla discografia, Ghemon ha affrontato il tema del compromesso nell’arte. “Quando una cosa che fai è il lavoro, il compromesso è comunque in qualche maniera richiesto,” spiega, distinguendo tra compromessi con finalità logiche (fare qualcosa di bello e comprensibile) e quelli puramente economici. La storia della discografia è piena di esempi di canzoni inizialmente rifiutate e poi diventate hit colossali (come nel caso di Elton John).

“In questo momento l’autenticità per quello che mi riguarda al music business pop popolare non interessa,” dichiara Ghemon, “ed è il motivo per cui diciamo tra virgolette non ne faccio parte.” Tuttavia, ribadisce con forza che “alla musica e agli ascoltatori però invece l’autenticità è una cosa che interessa ancora, che fa bene, fa comprare il biglietto di un concerto, fa interessare, innamorare alla storia di un artista.” L’autenticità, conclude, è la base che distingue un “ristorantino di quartiere” con amore in cucina da una “catena di fast food”.

Il “teatro canzone” e l’ironia come strumento di consapevolezza

L’artista ha anche parlato del suo “film” inusuale, uno spettacolo che unisce musica e “parlati”, una scelta dettata dall’interesse per l’autenticità. “Ho fatto lo spettacolo dove c’ero io al 100%, dove parlavo di me, dove scherzavo su cose della mia vita, della mia quotidianità e sulla mia visione del mondo,” ma con anche “della musica seria”. Questo formato, che ricorda il teatro canzone di Gaber, è stato molto apprezzato e Ghemon intende proseguire in quella direzione.

Infine, sull’equilibrio tra dare tanto di sé e non prendersi troppo sul serio, Ghemon chiarisce: “Io mi prendo comunque moltissimo sul serio, però arrivo a un certo punto dove prendersi sul serio va sdrammatizzato, perché altrimenti diventa psicosi.” L’ironia e la capacità di ridere di se stessi sono fondamentali per evitare di cadere in una “psicolabilità” comune nell’ambito dello spettacolo.

Una perla nascosta in Puglia: Cala Sottile

L’intervista si è conclusa con una divertente digressione sulla Puglia. Angelo, originario di Monopoli, ha chiesto a Ghemon un parere su Cala Sottile, una spiaggia poco conosciuta. Ghemon, che l’ha visitata di mattina presto (“erano le 7:45 quindi era vuota”), l’ha definita “un posto splendido” e ha scherzosamente chiesto agli ascoltatori di non andarci per preservarne l’autenticità e la tranquillità: “È molto bella però non andate perché sennò poi diventa molto brutta perché c’è troppa gente.” Un consiglio prezioso da un artista che l’autenticità la vive e la ricerca in ogni aspetto della sua vita e della sua arte.

Ringraziamo Ghemon per questa chiacchierata profonda e illuminante, e vi invitiamo a leggere “Nessuno è una cosa sola”.

Scritto da: Redazione

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