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Cristina D’Avena incanta il Levante For di Bari con due ore di pura magia tra note, ricordi e duetti irriverenti con i GemBoy

today26 Maggio 2025 119 16 5

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GlitterBeam ha avuto il piacere di incontrare Cristina D’Avena subito dopo il live di chiusura del Levante For 2025, terza edizione svoltasi a Bari il 24/25 Maggio, dove ha infiammato il pubblico per oltre due ore accompagnata dall’irriverente band dei Gem Boy. In platea, tra cosplayer, adulti nostalgici e bambini incantati (ce n’era una vestita da Pollon impossibile da non notare, sulle spalle del suo papà), si respirava un’atmosfera di condivisione e di ritorno alla parte più pura di noi stessi. Dopo il live Cristina si è dedicata al firmacopie con i fan e alla nostra chiacchierata.

Cristina, ci hai regalato uno spettacolo energico, denso di emozioni, che ha attraversato decenni di storie e sigle indimenticabili. Qual è l’emozione che provi quando, da quel palco, incroci quegli occhi brillanti di nostalgia e sogno che ti seguono da una vita?

«È un’emozione immensa, ogni volta diversa eppure sempre come fosse la prima. Mi capita spesso di guardare il pubblico e riconoscere in quelle espressioni sognanti il bambino o la bambina che magari mi ascoltava in TV anni fa. La cosa più bella è vedere che oggi sono proprio quei bambini cresciuti a portare ai miei concerti i loro figli. È una magia che si rinnova… Vederli cantare insieme, le stesse canzoni che li hanno accompagnati per generazioni… è un dono, il più grande che potessi ricevere dalla vita.»

Le tue canzoni non hanno solo accompagnato l’infanzia di molti, ma sono diventate un faro anche nei percorsi di autodeterminazione e accettazione della comunità LGBTQ+, a cui la nostra radio dà voce e spazio. Che significato ha per te questa connessione profonda?

«Ne vado davvero fiera, ed è un legame che porto nel cuore. Ho sempre detto che io ho aiutato loro, certo, ma la verità è che anche loro hanno aiutato me a crescere e a capire l’importanza di essere se stessi, sempre. Molti dei personaggi che ho cantato – penso a Sailor Moon, Creamy, ma anche a tanti altri – sono diventati nel tempo delle vere e proprie icone arcobaleno. Sono figure che rappresentano la libertà, la trasformazione, l’accoglienza della propria unicità. Se anche solo una mia canzone ha potuto dare un sorriso, un po’ di conforto, un senso di appartenenza, allora so di aver fatto qualcosa di bello.»

Durante il concerto hai regalato al pubblico un momento molto toccante, cantando una versione acustica di “Kiss Me Licia” come omaggio ad Alessandra Valeri Manera. Un gesto che ha commosso tutti.

«Alessandra non è stata solo una produttrice, è stata parte fondamentale della mia vita artistica e personale. Le sigle che ancora oggi canto – quelle che il pubblico ama e che fanno parte della memoria collettiva – sono frutto della sua immaginazione, del suo talento e della sua passione. Mi ha scoperta quando avevo appena 15 anni: ero una ragazzina timida e un po’ spaesata, ma lei ha visto qualcosa in me. Se oggi sono quella che sono, lo devo in gran parte a lei. La sua scomparsa, un anno fa, è una ferita profonda. Ma ogni volta che salgo sul palco, sento la sua presenza accanto a me, in ogni nota.»

Hai interpretato sigle dedicate a principesse, maghi, robot, guerrieri e creature incantate. Se la Cristina D’Avena di oggi potesse scegliere di essere un personaggio animato o avere dei poteri magici, quali sarebbero?

«Vorrei tanto avere una bacchetta magica, te lo confesso, per sistemare un po’ le cose che oggi non vanno nel mondo. Viviamo tempi complicati, la speranza spesso traballa, e io sogno un mondo in cui tutti possano vivere con quella spensieratezza che cerco di portare in giro con le mie canzoni. Ma se devo scegliere un personaggio… beh, Licia resterà sempre nel mio cuore. Ho amato interpretarla, darle voce. Una parte di me sarà per sempre lei.»

Il pubblico ti ha vista sul palco insieme ai Gem Boy, con cui collabori da quasi vent’anni. Una sinergia apparentemente improbabile, ma perfettamente riuscita. Come descriveresti questo sodalizio artistico?

«È un connubio che ha funzionato sin da subito, nel 2006. I ragazzi sono dei musicisti professionisti ma anche dei burloni imprevedibili. Con loro riesco a giocare, a prendermi in giro, e credo che questo renda i concerti ancora più autentici. Ci bilanciamo con una leggerezza rara: loro portano l’ironia più dissacrante, io l’incanto dei ricordi, e insieme creiamo uno spettacolo che unisce appunto risate e nostalgia.»

Oltre all’ironia, un altro tuo superpotere sembra essere l’eterna giovinezza. Ti hanno anche incoronata sex symbol in più occasioni… qual è il segreto?

« Forse non prendermi mai troppo sul serio. E tanta tanta voglia di sognare ancora… »

 

Scritto da: Redazione

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