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Gaia – Rosa dei venti. La bussola dell’anima punta sempre a nord

today17 Aprile 2025 11 2 5

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C’è chi parte per perdersi e chi, invece, parte per ritrovarsi. Gaia sceglie la seconda strada – o forse è la strada a scegliere lei – e ci regala “Rosa dei venti”, un album che è diario di bordo, mappa emotiva e rito di passaggio. Dodici tracce che non chiedono di essere semplicemente ascoltate, ma vissute con il corpo e con la pelle, come si fa con il sole dopo un lungo inverno.

Contrariamente a quanto ci si poteva aspettare dai più recenti singoli, di fatto Gaia abbandona le coordinate pop più immediate e traccia una rotta tutta sua: un equilibrio fluido tra il calore dell’America Latina, il respiro del soul, la sensualità della lingua italiana e l’istinto tribale delle percussioni. Rosa dei venti è un disco che sa di terra, di vento caldo e di radici ben piantate, anche quando si sogna l’altrove.

Tra le tracce più sorprendenti, Fumo Blu si muove sinuosa tra synth notturni e malinconia urbana, con una scrittura che richiama la raffinatezza emotiva di Mahmood ma filtrata attraverso lo sguardo di Gaia, più viscerale. 

Cicatrice, invece, è una ferita che pulsa: “Non è colpa tua, ma resta addosso come il sale” – sussurra Gaia, e in un attimo siamo dentro la pelle, dentro la storia, dentro il dolore che non fa rumore ma resta. 

Moon Veleno è forse il momento più visionario del disco: una ballata rarefatta, dove la voce fluttua su tappeti elettronici e immagini liquide. “Ho il cuore a gravità zero / e la testa dove piove veleno” – canta, e sembra parlare da un altrove che è sogno e delirio, memoria e premonizione.

Il featuring con Toquino è una carezza di bossa nova e saudade che attraversa l’album come una brezza leggera: elegante, fuori dal tempo, necessario. E Rosa dei venti è anche la conferma di un’integrazione sempre più naturale nel mondo Urban. Le collaborazioni con Guè, Capo Plaza e la rivelazione Lorenzza arricchiscono il disco di sfumature nuove, rivelando la versatilità di Gaia e la sua capacità di dialogare con mondi diversi senza snaturarsi. È l’evoluzione coerente di un’artista che non ha paura di contaminarsi, di sporcarsi le mani con altri linguaggi, di esplorare.

E se qualcuno avesse ancora dubbi sulla forza comunicativa di Gaia, basti pensare a Chiamo Io Chiami Tu: nonostante il basso posizionamento nella classifica finale di Sanremo 2025, è stato uno dei brani più amati e longevi del Festival. Raggiunta anche la prima posizione nell’airplay radiofonico, la canzone è stata una colonna sonora virale su TikTok per settimane (complice anche il coreografo Carlos Diaz, diventato involontariamente protagonista di una delle challenge più replicate della stagione), il pezzo ha dimostrato per l’ennesima volta che non serve arrivare tra le prime posizioni per lasciare il segno. 

In questo disco la produzione, curatissima ma mai patinata, accompagna e valorizza ogni sfumatura, lasciando spazio al silenzio quando serve. È un album che non ha paura di prendersi il suo tempo, né di restare sottovoce.

“Rosa dei venti” non è solo un punto di arrivo, ma anche una promessa mantenuta. Gaia non si limita a cercare nuove direzioni: se le crea. E se oggi la sua musica è più matura, profonda e audace, è perché ha scelto di ascoltare l’unico vero nord che conta: quello interiore.

*articolo a cura di Angelo Conte per Sanremo Addicted

Scritto da: Redazione

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