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Vincere un talent nel mondo ormai non è più sinonimo di successo assicurato, visibilità, interesse. Figuriamoci in Italia. Certo, si cerca di battere il ferro finché è caldo: il disco in un determinato momento più o meno strategico, il Festival di Sanremo, se ci scappa – perché no – qualche spot o marketta televisiva, il singolo estivo. Ma Giò Sada ha declinato la procedura.
Non a caso sono passati ben nove mesi dalla sua vittoria alla nona edizione di X Factor prima che il suo album di inediti vedesse la luce. Volando al contrario è uscito lo scorso 23 Settembre, anticipato dal singolo omonimo e sotto la produzione di Luca Rustici e Luca Chiaravalli. Giò Sada proprio non se l’è sentita di bruciare le tappe e di lasciare che gli schemi prendessero il sopravvento sul suo essere musicista. Certo, è un bel rischio dare la priorità all’ispirazione vera e “sparire” dalle scene subito dopo aver vinto un’edizione di X Factor ma evidentemente era un rischio che valeva la pena correre. Volando al contrario è un disco di 12 tracce che non scende a compromessi e lo si intuisce sin dal primo ascolto. Il background musicale di Giò Sada e il legame con gli BariSmoothSquad, la sua band con cui tutto è cominciato, sono i cardini di questo progetto.
Abbiamo incontrato Giò a Bari, al battesimo del disco. E l’emozione di essere riuscito nell’intento di fare di testa propria, con la fiducia della casa discografica dalla sua – cosa non da poco – è palpabilissima.
Finalmente ci siamo, oggi festeggiamo il battesimo del tuo album…
Ebbene sì, dopo nove mesi è nato. È stato un parto abbastanza facile alla fine anche se stanotte ha pianto e son rimasto tutto il tempo sveglio. Oggi sono un po’ stanco, ma direi che va bene.
“Volando al Contrario”, oltre ad aver avuto le sue tempistiche, è un disco che tu hai voluto produrre curandone i più piccoli dettagli, senza bruciare le tappe. È un disco che hai definito “artigianale” e che hai paragonato ad un orticello, spiegaci perché.
Perché in un orticello le piante crescono senza diserbanti o roba chimica, per cui hanno bisogno di tutto il tempo necessario per crescere ed è la stessa procedura che ho (che abbiamo) applicato al disco. Volevamo che tutto prendesse forma senza fretta, con i tempi giusti, in modo da avere qualcosa tra le mani che avesse un cuore ed un’anima. Era questo il nostro intento.
“Volando al contrario” è anche il titolo del brano da cui poi tutto il progetto ha preso forma. Ci racconti come è nata la canzone e perché la scelta di questo pezzo come primo singolo?
Allora, è il primo singolo perché è stata la prima canzone che effettivamente abbiamo composto dopo la vittoria ad X Factor. Quindi c’era un legame particolare. E dato che racchiudeva un po’ tutta la voglia di voler volare al contrario, ovvero la voglia di ritornare all’origine, l’origine della mia passione per la musica, quindi Bari – perché lì solo riesco a trovare la forza per fare le cose – abbiamo pensato fosse il pezzo giusto. È anche una voglia di riconnetterci con qualcosa di più semplice; ho vinto questo programma ma non per questo devo abbandonare la gente che ho sempre avuto accanto e quello che ho sempre fatto. Tutti i brani in questo disco non hanno la presunzione di spiegare nulla, semplicemente danno degli spunti di riflessione. Ad esempio, il web oggi è molto istintivo – si aizza l’odio contro qualsiasi cosa – io provo sempre a ragionarci su e a sviscerare tutti gli argomenti e le situazioni. Il disco ha un po’ questo mood.
In tutto ciò nel venir meno a tutte le dinamiche post-talent, sicuramente è da ammirare la tua scelta di continuare a lavorare con gli BariSmoothSquad…
Sono con loro da quando ho cominciato a suonare, è con loro che è cresciuta la mia passione per la musica. Inevitabilmente la mia voglia era quella di coinvolgere tutti coloro che da sempre mi sono stati vicino. Io sono stato l’ariete del sogno, certo, ma quello di fare un disco era ILsogno comune ed era giusto che non fosse un disco solo “mio”.
Nella traccia “Sogno Lucido” tu canti “Lascia vincere chi non sa perdere, lascia vivere un sogno lucido”. È un po’ la metafora di come tu hai vissuto la vittoria ad X Factor?
Assolutamente sì. È un po’ uno STATT TRANGUELL (“stai tranquillo”), come direi io. Che poi chi vuol sempre vincere lo si riconosce, insomma è una cosa che percepisci e non mi piace. Preferisco fare le cose senza quest’idea della competizione, di arrivare primi a tutti i costi. Scalare tutti è una cosa che non mi appartiene e credo mai mi apparterrà.
Dal punto di vista stilistico e musicale, io personalmente mi aspettavo di sentire le tue influenze punk-rock in questo album. Stamattina prima di venire qua, mentre facevo colazione, ho aperto Spotify e ad un certo punto mi è partita “Lago”. Ci ho sentito tanto James Blake dentro e tra l’altro ad X Factor ti eri cimentato con cover diverse e con il suo mondo…
Anche. Io non ho limiti a livello compositivo ed interpretativo. Mi piacciono le diverse sonorità ed era bello che nel disco ci fossero momenti del genere. Assolutamente continuerò a sperimentare e a cimentarmi anche con l’elettronica.
Se dovessi scegliere due pezzi rappresentativi da Volando al Contrario, escludiamo ovviamente il singolo, quali sceglieresti.
Soltanto due è difficile. Ma a questo punto direi “Lago”, è inevitabile, e mettiamoci anche “Deserto”. Ci può stare? Sì dai.
Quest’anno non sei stato a Sanremo perché non sentivi di avere il pezzo giusto tra le mani…
Esatto. Se c’è qualcosa che vale la pena far ascoltare, un pezzo giusto, perché no, non escludo assolutamente la possibilità di presentarlo.
Devo farti un po’ una domanda di rito: com’è un anno da vincitore di X Factor? Cosa si prova?
Ovviamente appena finisce il programma entri in un turbinio di cose da fare, che non avevi mai fatto e che devi fare. Tipo le interviste (ndr. ride). Il riscontro con le persone, l’impatto col fuori, è tutto molto bello. Dopodiché ho cercato di rimanere con i piedi per terra, senza farmi prendere troppo dall’entusiasmo del momento e in questo devo dire che la mia squadra mi ha aiutato. Ci siamo dedicati a fare un disco che ci desse soddisfazione, che ci permettesse di dire la nostra. Dire la propria è sempre una cosa bella da poter fare. In generale qualsiasi cosa mi succede io tendo sempre a frenare l’entusiasmo, a volte ti inganna il poter fare delle cose che magari invece è meglio aspettare.
Parliamo di live. Ho visto che hai delle date oltreoceano a New York e Los Angeles come opening act di Max Gazzé e dei Negirta, cosa dobbiamo aspettarci? Spoileraci qualcosa.
Sì. Guarda, saranno live in acustico. Due date belle CICCIOTTE e sono già ansioso al pensiero, sono due posti storici con una certa importanza musicale e non mi aspettavo potesse succedere. Non sarei mai andato negli Stati Uniti se non avessi avuto la possibilità di andarci prima a suonare, questa era una promessa che mi ero da sempre fatto e alla fine l’ho mantenuta. Nel frattempo si faranno altre cose lì ma non posso dirti niente ora. Poi da dicembre torneremo in Italia e ci saranno le date qui proprio dal primo del mese.
Qualora l’aveste persa, potete riascoltare l’intervista a Giò Sada per intero nella sezione Podcast del nostro sito: https://www.mixcloud.com/radiostonata/freecontent-2×03-01102016/
Scritto da: Andrea
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